La morte dell'ambasciatore Nigra a Rapallo: gll ultimi istanti
Rapallo, 1 luglio, 1907.
L'ambasciatore conte Costantino Nigra senatore del Regno, è morto stanotte alle ore 23 all'hotel Tigullio.
Nigra era assistilo dal figlio conte Lionello, dalla contessa, e da altri famigliari. 

La notizia, diffusasi subito destò immensa impressione. Fu subito comunicata al Governo del Re.­
Fu anche telegtrafata al prefetto di Genova.
Il decennio conpreso tra il 1848 e il '59 fu per l'ltalia il periodo di attesa più che d'azione; un'attesa vale a dire di preparazione guar­dinga per la nuovu. guerra contro l'Austria.
Partito per l'esilio il Re Carlo Alberto, il prirno atto del giovane Vittorio Emanuele  II fu, oltre che un gran gesto di fierezza italica, un'audace mossa diplomatica: il Piemonte mantenne la sua costituzione. Ciò valse al suo popolo ed al suo Governo una condizione perigliosa ed infida; ma anche valse all'lnterno uno stringere vieppiù una solidarietà delle rappresent.anze e dei rappresentanti; e valse all'esterno a designare il piccolo regno come il focolare dal quale sarebbe partito l'appello di guerra futuro. Il Piemonte cominciò ad essere fino d'alloraper gli italiani il Regno d'ltalia.
Ma furono momenti dolorosi: i più assetati erano pur quelli che volevano opporre la loro prudenza ai gesti più generosi ma folli dei patrioti; coloro per cui la guerra con l'Austria era un patto per cui l'erediltà di lignaggio e di principio, dovettero sin dall'inizio combatterla con ogni modo, rassegnarsi all'inerzia, af­ fronteggiare le più sanguinose accuse. Dopo il 1856, all'avvento del Congresso di Parigi, il popolo prima di Vittorio Emanuele ­II accusò d'Azeglio e Cavour che fu­ rono tacciali d'antipatriottismo. Mu non cedelttero· ed i bersaglieri piemontesi furono accanto ai reggimenti delle prime truppe europee; e accanto a Vittorio Emanuele per la carnpagna d'Italia.
Nelle trattative di questa alleanza, senza la quale forse la iniziativa nazionale non sarebbe avvenuta, ebbe gran parte iI conte Costantino Nigra, ministro d'Italia a Parigi,
Fu la Francia della politica di Cavour. Il Nigra era nato presso Torino nel vil­laggio di Villa Castelnuovo l'11 giugno 1828 da famiglia nobiile e aveva trascorso la prima giovinezza lavorando indefessamente ed alterando l'età giuro con quelle di essere da poco ventenne, aveva partecipato ai moti del '.48, nelle file dei­ volontari piemontesi e nella battaglia di Tivoli era stato ferito ad un braccio per una fu­cilata anstriaca. Dopo a pace, egli era entrato nella diplomazia. Per una circostanza unica e strana,  In occasione delle nozze della lìglia di Massimo d'Azeglio col marchese Ricci, iJ Nigra aveva composto un'ode che piacque assai ad Alessandro Manzoni. Questi raccomandò il giovane rimatore al D'Azeglio, il quale lo assunse come segretario al Ministero degli Affari esteri. Succedendo nel dicastero alla prossima crisi il conte di Cavour, questi lo assunse come segretario ed avendon.e notato il grande equilibrio della mente e la sua inclinazione politica, lo scelse come compag,no nei viaggi compiuti daI Re a Londra ed a Parigi nel 1855,

Nel 1856 Costantino Nigra è nuovamente a Parigi, membro della Confereuza internazionalc che proclamò il diritto delle nazioni a costituirsi nel dibattito grave e solenne, in cui il diplomatico recò la parola di una esperienza matura, e la visione serena delle cose e dei fatti.
Nel 1858 nel castello di Plombiéres Camillo Cavour si aprì con Napoleone intorno alla vagheggiata allenanza Francia-Italia nella guerra. contro l'Austria. E' noto come l'alleanza corresse seri pericoli specie per gli spiriti antiitalici dell'Imperatrice eugenia, la cui influenza era tale da essere timorosi verso di Lei.
ln circostanze così gravi e delicate parve a Cavour opportuno di mandare a Parigi una persona che potesse guadagnare alla causa ilaliana la pubblica opinione e assicurasse le simpatie della Corte. Ed egli scebe il Nigra, per il quale aveva una confidenza illimitata.
Quel periodo della carriera di Costantino Nigra., fu anche il più importante di tutta la sua vita: si trattava di tessere una tela lunga e finissima, con un filo leggero che il più piccolo nodo :sarebbe valso a spezzare; occorreva., tenersi
attentissimo in ogni parola e coordinare ogni atto agli alti commissari del Governo· di Parigi.  L'opera effettuata - nell'inverno e nella primavera del '59 dal Nigra. ci dà tutto intero il caratlere dell'uomo ed i modi della sua politica e furono quelli di unire la sapienza del diplomatico alla.versatilita brillante del gentiluomo; un poco galante, per fermare quel rigido protocollo dei trattati.
Napoleone stesso aveva posto come condizione dell'intervento francese nella guerra. un matrimonio principesco. Era la manifestazione di uno spirito ereditato dai Bonaparte: quello di un blasone, ottenuto per favore di popolo e di democrazia, con l'alleanza ad un vecchio ceppo d'Europa. Il matrimonio caldeggiato dall'Imperatore doveva avvenire tra il principe Napoleone, braccio destro e consigliere del suo imperatore, con la giovane figlia del Re di Piemonte, la principessa Clotilde. A tale vincolo, che doveva riporre nelle ragioni del sangue la causa dell'accordo politico, erano
egualmente contrari l'Imperatrice Eugenia e Vittorio Emanuele. Contraria l'lmperatrice spagnuola, che ugualmente avrebbe sofferto la presenza alla sua Corte delle fuileries di una donna dei Savoia, la quale le avrebbe conteso, con l'antichità del lignaggio, l'influenza morale, che per i principi diventa sempre una influenza politica e contraria anche per quei girondini intendimenti piemontesi, che contrastavano con l'attitudine d'immobilità assunta daI pontefice Pio IX. Contrario era poi Vittorio Emanuele, il quale opponeva l'età appena giovanile di Clotilde in confronto alla. quarantesima età toccata dal principe Napoleone e che anche s'impensieriva della fama di libertino, che questi godeva nelle Corti.
Il matrimonio fra i due fu fatto daI conte Nigra; egli dimostrò ad Eugenia che mai nessuna, in Francia o fuori, avrebbe potuto strapparle la sua corona di bellezza e di grazia: e, convinse il Re che in fondo il principe era buono e leale,  incapace di dolori; ed agli ultimi dubbi di lui oppose un argomento di ferro: la ragione di Stato.
Durante la guerra, il conte Nigra non lasciò mai ìl quartiere generale di Napoleone e per le sue mani passò tutto il carteggio dei Sovrani.
Alla pace di Villafranca successero dei chiaro-scuri politici fra la Francia, e l'Italia; l'annessione dell'Umbria e delle Marche intorbidì a tal punto i rapporti fra i due Governi e ne segui una rottura diplomatica. Allora l'ambasciatore Nigra venne richiamato da Parigi, ove si era ristabilito al rientrare delle truppe, e messo ai flanchi del principe di Carignano, il quale era stato inviato a Napoli come luogotenente del Re dopo il ritiro del Farini. Ma quando nel 1861 Camillo di Cavour morì , improvvisamente a Torino, e a lul successe nel Ministero il Ricasoli, e Napoleone si lasciò convincere a riconoscere il Regno d'Italia; allora, il Nigra fu rinviato alla capitale francese come capo di Legazione. 
Ed egli fu il più brillante ed Insieme Il più astuto degli amba.sciatori: un ministro dell'Impero ebbe a dire di lui che sentiva gli avvenimenti come il cane da caccia sente Ia selvaggina.; e certo ii Nigra ebbe sempre ragione in tutte le questioni che convolsero il mondo polftico del secondo Impero.