COSTANTINO NIGRA

PROFILO STORICO DIVULGATIVO

INTRODUZIONE

Conoscere Costantino Nigra significa conoscere uno dei periodi più fulgidi della storia d'Italia, quello che portò all'unità del paese e che vide il fiorire di scienze, arti e costumi.  Costantino Nigra fu parte integrante di questo processo di trasformazione e rappresentò una pedina essenziale della strategia Cavouriana, grazie alla quale l'Italia divenne Stato. Personaggio poco noto, perché vissuto all'ombra di uno dei più grandi statisti Italiani ed europei, Cavour appunto, Costantino Nigra appare oggi, ad uno studio più attento, grande quasi quanto il suo illustre maestro.

Questo profilo si prefigge di tratteggiarne la figura per dare spunti e idee a studiosi più illustri, affinché possano meglio collocare il personaggio nell'epoca in cui è vissuto. Il Canavese soprattutto deve ricordare e onorare questo suo illu­stre figlio, che tanto amò la sua terra e tanto amò i suoi conterranei. Purtroppo a distanza di 188 anni dalla nascita e 109 dalla morte, quasi più nessuno ricorda questo personaggio che merita molto di più, sia dal punto di vista storico che umano.

CENNI STORICI

Costantino Nigra vive nel Risorgimento, nell'epoca che va dal 1828 al 1907, e dove si fa l'unità d'Italia. E' l'epoca dei grandi personaggi della nostra storia, da Mazzini a Cavour, a Garibaldi.

La storia del Risorgimento è costellata di tutta una serie di rivoluzioni e guerre: dai primi moti carbonari sotto la spinta di Mazzini, che è colui che semina il germe  dell'unità d'Italia, alla prima guerra d'indipendenza, in cui il Piemonte affronta da solo il Regno Austro-Ungarico, alla seconda e terza guerra d'indipendenza dove l'alleanza con la Francia consente l'annessione al Regno di Sardegna di tutti gli altri sei stati in cui era divisa l'Italia: Regno  Lombardo-Veneto, ducato   di  Piacenza  e  Parma, ducato   di Modena, Granducato di Toscana, Stato della Chiesa, Regno delle Due Sicilie.

Il Conte di Cavour inizia questo processo di unìficazione, che ha la sua fase determinante nel 1859 con la seconda guerra di indipendenza, nella quale il Regno di Sardegna annette Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. E' in questo periodo che si sviluppa la politica illuminata di Cavour, che trova in Nigra un allievo prima, uno stretto collaboratore poi ed un comprimario nelle fasi cruciali di un opera diplomatica che può forse trovare eguali soltanto nella diplomazia Kissingeriana di fine novecento.

La vita

Costantino Nigra nasce nel l828, tra i primi moti carbonari e la prima guerra d'indipendenza, a Villa Castelnuovo da padre medico e madre appartenente a famiglia di notai. Ha un fratello ed una sorella, entrambi molto intelligenti e vivaci, come Costantino del resto.

Nella giovinezza Costantino ha un incidente atroce: in uno dei tanti giochi tra ragazzi, acceca involontariamente il fratello Michelangelo ad un occhio; questa disgrazia lo legherà al fratello minore per tutta la vita. Fa i suoi primi studi a Villa, poi segue una scuola privata presso un gesuita a Cuorgnè, e infine passa, alle scuole superiori a Ivrea. Si distingue negli studi, brilla per intelligenza e vivacità, vince una borsa di studi, una delle prime che l'allora Re Carlo Alberto aveva disposto per premiare gli studenti particolarmente meritevoli e desiderosi di accedere all'università.

Con questa giunge a Torino per frequentare i corsi di giurisprudenza, una Facoltà che gli era imposta proprio da questa opportunità più ­che dalla sua indole personale. Conduce bene gli studi ma al contempo è un goliardo nel vero senso della parola: partecipa alle feste, sfila per il centro con il berretto goliardico, è un ragazzo di mondo che conosce gli ambienti della Torino bene e che si fa conoscere e apprezzare.

E' anche un bel ragazzo, alto, biondo, con gli occhi azzurri, che piace alle ragazze, ma che ha modi e maniere per piacere a tutti. Ha  ardore , entusiasmo   e  amore   di  patria :quest'ultimo   sentimento   gli deriva in gran parte dal padre, che  ha   partecipato  ai moti  carbonari e ne è sopravvissuto per un qualche miracolo.

Questo entusiasmo patriottico fa sì che , all'entrata in guerra del Piemonte (1a guerra d'indipendenza)  si arruoli come volontario in un corpo di bersaglieri-studenti creato per l'occasione; si può immaginare il coraggio di questi soldati di ventura che sanno di dover affrontare un esercito tre volte più potente ed esperto, guidato da uno dei condottieri più famosi dell'epoca, il maresciallo Radesky.

Il Piemonte è sconfitto ed il Nigra è ferito seriamente all'avambraccio destro. Quando rientra per curarsi, non se ne sta ad oziare sfruttando la menomazione , ma riprende subito l'attività, studia, impara a scrivere con la sinistra e arricchisce il suo bagaglio cultu­rale. Finita la guerra, nel luglio del 1849 si laurea in giurisprudenza.

La sua attitudine però lo porterebbe a fare degli studi umanistici e filosofici;  è  un  dotto, conosce  molto  bene  il  latino ed il greco, conosce  bene  il francese, conosce  i   classici, la mitologia; frequenta  i  salotti  dove  sa  affrontare  qualsiasi argomento, e   dove sa far valere  le  sue  doti di  conversatore  affabile, arguto, piacevole. D'altra  parte però non è di famiglia agiata ed  il  bisogno   di  lavorare  lo spinge a cercare qualche  attività  che  possa garantirgli il  sostentamento. Così vince un concorso  al Ministero  degli Esteri, dove era allora Ministro Massimo D'Azeglio.

All'epoca i dipendenti statali lavoravano senza stipendio per un periodo di circa due anni; il problema contingente non era risolto ma l'importante era iniziare e questa sua voglia di fare fu la sua fortuna.

Lavora per circa due anni con Massimo d'Azeglio ed in questo periodo ha modo di far apprezzare le sue doti di accuratezza, precisione, infaticabilità, passando rapidamente da semplice scrivano di quarta categoria (coloro che trascrivevano semplicemente scritti vari) a segretario personale. Massimo D'Azeglio capisce che ha sotto di se un talento e gli affida man mano incarichi sempre più importanti del Dicastero. Fra questi ve ne fu uno che, all'epoca, era ritenuto tra i più importanti, visti gli sviluppi del settore dei commerci internazionali, ed era il collegamento tra il Ministero degli Esteri e quello dell'Agricoltura: nell'ottocento, grazie alle grandi invenzioni (della caldaia a vapore, dell'elettricità etc) si rendono possibili enormi impulsi ai trasporti (la ferrovia) all'agricoltura ed ai commerci.

Ministro dell'Agricoltura era allora il Conte di Cavour, che ben presto si accorge di questo giovane segretario (allora aveva 23 anni), che ha doti superiori al normale di intelligenza, prontezza e dinamismo.

Il Nigra è un infaticabile lavoratore; si alza alle 5 del mattino per preparare delle minute, passa nottate intere a preparare delle relazioni, e sbriga tutti i lavori con grande precisione e rapidità. Quando Cavour viene eletto Presidente del Consiglio se lo porta con se e comincia a farlo lavorare nella Segreteria della Presidenza del Consiglio.

All'epoca Cavour ha l'idea illuminata che consentirà l'innesco della miccia dell'unità d'Italia: il Regno di Sardegna nulla potrebbe contro un Impero Austro-Ungarico dieci volte più grande e potente. Occorre cercare delle alleanze in Europa e l'alleato più vicino, sia spiritualmente che geograficamente , è la Francia.  Cavour intuisce che, per iniziare l'azione diplomatica con la Francia, occorre poter dimostrare, per prima cosa, amicizia e solidarietà. La mossa è quella di inviare un contingente in Crimea dove la Francia sta combattendo insieme all'Inghilterra contro la Russia. Questo gesto inaspettato è particolarmente apprezzato dall'allora imperatore Napoleone III,il quale, come segno di amicizia ricambiata, invita il Re di Sardegna in visita a Parigi.

E così avviene : Vittorio Emanuele porta con sè Cavour, Cavour porta con sè Nigra che fa così il suo primo ingresso nell'ambiente di corte e dell'alta aristocrazia piemontese e francese.

La Francia era allora uno degli Stati più potenti d'Europa e la sua diplomazia era maestra nel determinare le svolte di tutta la poli­tica europea. Quando la delegazione piemontese se ne torna da Parigi, Cavour comprende che è importante mettere un orecchio alla corte di Francia per seguire gli orientamenti di politica estera e cogliere eventuali momenti favorevoli per attuare il proprio disegno. Il Nigra è incaricato di verificare questa possibilità e fa la spola tra Torino e Parigi quale trait-d'union tra Cavour e la corte francese; è un lavoro massacrante, tra stesure di rapporti, corse in treno e carrozza, nottate in bianco. Cavour è un duro e Nigra lo sa e lo asseconda in pieno con la sua meticolosità e scrupolosità che fanno invidia a tanti nell'entourage del Presidente. Alla corte del Re di Francia non ci è ancora arrivato, ma il suo savoir faire, unito ad un intuito non comune, lo aiutano non poco.

A Parigi conosce la contessa di Castiglione, con cui ha una relazione, e questa lo aiuta a entrare nei salotti, negli ambienti aristocratici ed in contatto con tutta la nobiltà parigina. Quì si fa le ossa anche come uomo di mondo, impara il galateo, osserva ed assimi­la modi e costumi, si fa pian piano conoscere come ragazzo affascinante, colto, come italiano assai diverso da quei "macaronì" del luogo comune.

Ad un certo punto Cavour decide che i tempi sono maturi perchè Nigra fissi la sua dimora permanente a Parigi: è una posizione un pò ambigua, perchè al di fuori della Legazione d'Italia, ma i problemi da discutere sono molto delicati e la diplomazia ufficiale deve starne al di fuori. Ottenuta questa fiducia Nigra comincia a tessere le sue trame in maniera sempre più concreta; conosce personaggi sempre più influenti, entra in contatto col principe Gerolamo Bonaparte, cugino dell'imperatore, e da lui ottiene le informazioni più confidenziali. Napoleone III è un uomo ambizioso, un uomo che mira ad ottenere posizioni di sempre maggiore prestigio in Europa, è un uomo che vuol riuscire a fare qualcosa che gli dia fama e gloria. Queste sono informazioni importanti, ma occorre gestirle con prudenza, con delicatezza e Nigra se ne rende conto.

In un nutrito scambio epistolare con Cavour, Nigra ne informa lo statista suggerendo lo spunto per la strategia diplomatica verso 1'imperatore; le lettere in francese, di una puntigliosità tipica di persone dall'ingegno acuto, descrivono la trasformazione che sta avvenendo nel Nigra: da collaboratore solerte e puntiglioso che ese­gue le istruzioni del superiore, a timido suggeritore, a sicuro ispiratore e compartecipe delle decisioni.

Nigra sui trentanni raggiunge la maturità e la consapevolezza delle proprie capacità, che Cavour apprezza sempre di più, concedendogli man mano fiducia e libertà d'azione. Si manifesta, ora la necessità di stringere i tempi di questa alleanza e Napoleone III viene sollecitato a concordare un incontro con Cavour che avviene a Plombiéres nel 1858. Il Nigra allora diventa Capogabinetto e partecipa a tutte le riunioni preliminari, avendo la responsabilità di compilare tutte le memorie che testimoniano le risultanze dell'incontro.

Nel convegno di Plombiéres vengono messe le basi dell'alleanza per la guerra all'Austria: uno dei problemi più grossi è quello di giustificare la guerra e la Francia non può, di fronte alla nazione, di fronte all'Europa, scatenare una guerra senza una giusta causa. E quì il processo diplomatico diventa la chiave di volta di questo momento storico: occorre convincere un Re che questo passo rappre­senta per lui l'occasione propizia per affermare il suo presti­gio in Europa e per ottenere ulteriore fama quale Sovrano potente. Il Nigra ottiene il suo primo successo, riuscendo nell'intento di stimolare l'orgoglio dell'Imperatore in tal senso. Ottenuto il consenso, occorre ora apporre un suggello concreto all'alleanza, ed a quei tempi il suggello vero e sacro di un vincolo era quello di un matrimonio tra due membri delle famiglie reali. Napoleone aveva un cugino, Gerolamo; Vittorio Emanuele aveva una figlia, Maria Clotilde; 16 anni lei, quasì 36 lui.

Gerolamo è una persona di mondo, amante delle feste, delle avventure galanti e forse anche per questo prova molta simpatia per quell'uomo brillante che è il Nigra. Clotilde è una ragazza giovane, timorata, timida, assai poco avvezza alla mondanità ed alle feste.

Si tratta ora di convincere che questo matrimonio si può fare, e la cosa riguarda sopratutto Vittorio Emanuele che nell'affare forse è quello che ci rimette di più. Cavour e Nigra riescono nell'intento, ma superando le grandi riluttanze del sovrano piemontese, al quale sono giunte all'orecchio le voci che Gerolamo è stato rifiutato da tutte le corti d'Europa ed è un onta grave per la Casa Savoia, i cui galloni prestigiosi ne vengono così sminuiti. II Re è affranto nel concedere l'assenso al matrimonio della primogenita, ma l'interesse di Stato ha il sopravvento.

Cavour apprezza così tanto l'opera del Nigra in questo frangente, che vorrebbe farlo subito Ambasciatore , ma il tatto del Nigra lo frena: un ambasciatore deve avere dei titoli nobiliari e sarebbe un'errore imperdonabile ignorare questa etichetta alla corte di Francia.

Le manovre dell'alleanza sembrano sulla buona strada ma ora insorgono nuove difficoltà legate alla dichiarazione di guerra, agli aspetti logistici, al comando delle operazioni e così via. Anche l'argomento delle spese diventa ad un certo momento capitale in quanto la Francia pretenderebbe che fosse il Piemonte ad accollarsene l'onere.

E' una richiesta assurda che fa pensare ad un possibile ripensamento di Napoleone III su tutto il progetto.

L'opera diplomatica vede qui ergersi molteplici ostacoli lungo la sua via e solo una ferrea volontà di riuscire,unita a fredda determinazione e lucidità d'idee, possono sostenere gli sforzi. Nigra e Cavour sostengono tutto il peso di questa azione di convin­cimento su più fronti e, sopratutto facendo leva sull' ambizione dell'Imperatore, riescono a convincerlo; ma è Nigra che è a tu per tu con l'Imperatore e che ne regge il confronto diretto.

II  passo   successivo   è   ora  quello   di  rendere ufficiale  il patto infornando  tutta la  diplomazia  del   progetto  di  alleanza tra Francia e  Regno  di  Sardegna. E qui nascono  altre   difficoltà. Il Ministro  de pii  Esteri   francese  Walewsky  non vuole  assolutamente la guerra   e   con lui   si   schierano   molti   altri   influenti   personaggi   di   corte,  Napoleone   III  non sembra  troppo preoccupato   di questa presa  di  posizione e intende procedere, anticipando i tempi del matrimonio. Napoleone guarda al futuro prestigio della Francia come Stato sovrano, più potente di Austria,Prussia,Russia,Inghilterra.

In quindici giorni/il matrimonio è cosa fatta: la povera Clotilde sposa Gerolamo e se ne va in Francia.

Ma quì giunta viene accolta con grande ostilità dai tanti oppositori di Napoleone,tanto che l'Imperatore è preso da grave incertezza e sembra voler ritornare sulle proprie decisioni. Il momento è drammatico: Nigra ha comunicato queste informazioni a Cavour che a sua volta le ha trasmesse al Re Vittorio Emanuele. II povero padre affranto piange la propria figliola, in mano a un alleato che ora sembra nemico, sacrificata per una causa che adesso sembra svanire.

Cavour non sa più cosa fare; ha esaurito tutte le sue iniziative e rimette letteralmente il tutto nelle mani del Nigra.

Nigra a Parigi è rimasto solo, senza più l'aiuto di nessuno;  da Torino  gli giungono gli echi della rabbia e della disperazione del Re, della corte, del governo; a Parigi si trova contro tutti; dall'Imperatore  pentito a un agguerrito  Walewsky, dagli ambasciatori delle nazioni europee pacifiste, alla stampa francese che propugna una campagna per il benessere della nazione.

Nigra compie quì il suo capolavoro diplomatico, riuscendo a com­piere il miracolo di superare tutte le difficoltà. Può sembrare azzardato forse, ma ci pare di poter affermare che Nigra ha segnato in quel frangente una svolta della storia d'Italia, tanto quanto i suoi più illustri coetanei Mazzini, Cavour, Garibaldi. L'abilità dialettica,la capacità di suscitare fiducia, la stima che indubbiamente aveva suscitato nell'Imperatore e la grande conoscenza dell'ambiente erano stati gli ingredienti di questo straordinario successo.

L'avvio della guerra è un'altra sottile azione diplomatica che Cavour e Nigra combinano di concerto, l'uno a Torino e l'altro a Parigi; occorre possibilmente non fare il primo passo, ma costrin­gere in qualche modo l'Austria ad aprire il conflitto. A Parigi Nigra oramai conferisce a tu per tu con l'Imperatore, ed è il consigliere di fiducia, in questo delicato momento;  è lui che suggerisce a Napoleone III di impaurire in qualche modo il comune avversario per invogliarlo ad un attacco di difesa preventiva.

In un discorso degli auguri di Capodanno alla Corte francese, Napoleone III finalmente manifesta le minacce dell'Austria, rivolgen­do dure parole al suo ambasciatore Von Hubner, che immediatamente le riporta all'Imperatore Francesco Giuseppe. E'il primo passo. Trascorrono giorni frenetici, con scambi di dispacci tra Parigi e Torino; occorre che anche il Regno di Sardegna stimoli adeguatamente l'Austria ad una reazione sul campo. Ed è Vittorio Emanuele che, dopo aver concordato tramite Cavour e Nigra con Napoleone III, il discorso per l'apertura del Parlamento Subalpino ai primi di Gennaio 1859 pronuncia le famose parole ri­portate su tutti i libri di storia:

".... non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi"

L 'Austria non sopporta l'onta delle dichiarazioni di Parigi e Torino e dichiara guerra il 26 aprile dello stesso anno: scoppia la seconda guerra d'Indipendenza.

Nigra rientra in Piemonte ed è preposto ai rapporti amministrativi tra l'esercito piemontese e quello francese ed è anche nominato da Cavour Reggente del nuovo Stato che dovrebbe sorgere. Anche in queste nuove vesti Nigra brilla per capacità organizzative; è suo uno studio relativo all'organizzazione del nuovo Stato; uno studio illuminato, preciso, organico, opera notevole che merita di esse ricordata.

Durante la guerra Nigra si sposta sui vari fronti per risolvere i vari problemi logistici che si presentano; si reca nei Granducati, che allo scoppio della guerra dichiarano subito la propria annes­sione al Piemonte, per le formalità relative; viaggia in Toscana per discutere l'annessione, che però i francesi osteggiano temendo una espansione troppo grande del Regno di Sardegna.

In questo periodo intenso di attività e di spostamenti, Cavour e Nigra vengono sorpresi dall'improvviso armistizio seguito dalla pace (Villafranca). Nigra deve frenare l'ira ai Cavour verso Napoleone III, che ha preso la decisione, senza consultarsi con l'alleato, nonostante le vittorie di Curtatone e Montanara, che parevano aver dato un colpo mortale all'avversario.

Cavour con Nigra si reca dal Re per convincerlo a far ri­tornare l'Imperatore sulle sue decisioni, ma Napoleone III si mostra irremovibile; le mi­gliaia di morti sui campi di battaglia e voci di un possibile ingresso in guerra della Prussia che minaccia i confini della Francia lo hanno spaventato per le possibili conseguenze del protrarsi del conflitto.

Neppure Vittorio Emanuele può nulla, di fronte all'Imperatore francese e deve subire a Mozambano un 'epica filippica di Cavour che gli rin­faccia la sua mancata presa di posizione verso la Francia : Nigra è l'unica persona presente all'incontro tra i due; ma come per mille altre questioni riservate, nulla egli fece mai trapelare di quell'incontro, la cui unica traccia rimane la veemenza dei toni evidentemente percepiti fuori dalla stanza.

Dopo l'armistizio si preparano i preliminari della pace che viene poi firmata a Zurigo a fine 1859; Nigra partecipa con la delegazione piemontese guidata dal Ministro degli Esteri Cavour plenipotenziario. Ma in questa sede le discussioni si accendono su questioni delicate, quali l'annessione della Toscana,e nessuno pare voler cedere. Ad un certo punto Cavour nomina Nigra Capo Delegazione che nel prosieguo dei negoziati a Parigi riesce a risolvere la questione facendo annettere la Toscana al Regno di Sardegna. E' un altro grosso successo personale che fa sicuramente salire il prestigio del Nigra non solo in Piemonte ma anche in tutto l'entourage  della diplomazia d'Europa. Ma questo successo è soffocato nell'ambiente piemontese dal sacrifi­cio di Nizza e della Savoia che erano nei patti dell'alleanza con la Francia siglati a Plombiéres.  Su questo  punto  Nigra  viene  attaccato   ferocemente   da  tutti  quelli che   guardavano   con invidia l'escalation di  questo   canavesano   senza blasone, che aveva saputo conquistare posizioni degne sin allora soltanto di persone di nobile rango.

Nigra è al culmine della carriera e, come spesso accade, oltre che tanti estimatori , ha anche tanti nemici che lo accusano di filobonapartismo per aver ceduto sulla questione dì Nizza e della Savoia. Il suo amore di patria si vela di amarezze per queste ingiuste accuse; la cessione era nei patti e, anche se la Francia non aveva rispettato completamente gli impegni, il Piemonte non poteva venir meno  alla pa­rola  data.

Cavour fortunatamente  lo  sostiene  pubblicamente  ed il Nigra  può continuare  la sua  attività a  Parigi, dove   segue  presso  Napoleone III gli sviluppi   del   dopoguerra. A  Cavonr  segnala le preoccupazioni dell'Imperatore per l'impresa dei Mille di Garibaldi nonché  i  tentativi   per 1' annessione   dello   Stato  della  Chiesa.

E qui che   entra  sulla   scena  politica l'Imperatrice di Francia Eugenia de Montijo, sino  ad allora  in disparte  forse  anche perchè aveva sempre manifestato ostilità per gli italiani e per l'alleanza con il Piemonte. E ora sembra mutare atteggiamento: in una lettera del Nigra a cavour traspare questa nuova situazione, e Nigra sembra far intendere che Eugenia,oltreché trovare finalmente qualche simpatia per il Piemonte e per Cavour,mostra anche qualche interesse per Nigra stesso...

Cavour afferra al volo questa occasione e impone a Nigra di cedere alle lusinghe, scrivendogli anche tra l'altro:

"...... di non fare il casto Giuseppe...."

Intorno a questo e ad altri episodi si accese la fantasia popolare su di un presunto idillio tra Nigra e l'Imperatrice di Francia, ma che questa relazione ci sia effettivamente stata nessuno lo può veramente affermare con certezza. Indubbiamente il fascino del Nigra era notevole ed egli era anche ben disposto verso le avventure galanti tipiche del romanticismo dell'ottocento, ma il suo riserbo fu altrettanto assoluto; sulle faccende riservate, egli seppe mantenere la massima segretezza, abituato com'era all'esercizio delle sue mansioni ed alla sua etica personale che su questo aspetto non transigeva.

L'interesse dell'Imperatrice per le vicende italiane  e  questa simpatia per Nigra consentono  di  far ingoiare  alla Francia il rospo dell'annessione all'Italia  delle Province Meridionali (Campania, Calabria, Sicilia) resa possibile dall'impresa di Garibaldi e  di ulteriormente sensibilizzare l'Imperatore sul processo di unifi­cazione che Cavour continuava a portare avanti a dispetto di tutti.

Dopo   il   Sud  Cavour mira   ora  allo   Stato   della  Chiesa e   su questo punto  si   scontra   con  il   parere   del  Nigra che   difende   ora l'intransigenza francese a tutela della sovranità del papa. Eugenia è spagnola, fervente cat­tolica ed ha trasmesso questi sentimenti al consorte , a sua volta dichiarato protettore del Papa. Si sfiora la rottura diplomatica e la posizione del Nigra diventa estremamente critica, tanto che è costretto a tornare a Torino nell'autunno del 1860.

Qui riprende il posto di capo-gabinetto di Cavour e da questo momento inizia un altra fase di carriera. Viene inviato nel Napoletano, come Governatore, per mettere ordine e risanare le finanze disastrate dei territori da poco conquistati. Ma i problemi sono tali e tanti,lontani anche da quella che era stata la sua esperienza di vita professionale,da sommergerlo e costringerlo a sforzi immani, osteggiato dall'ambiente locale,dal bri­gantaggio, dal clientelismo e dal nepotismo. E' il suo primo parziale insuccesso, dovuto non tanto a incapacità ma alle difficoltà oggettive,che però lasciano un segno nell'animo dell'uomo, abituato a mietere un successo dopo l'altro.

Nigra confida a Cavour dolore e amarezza, per l'esperienza Napo­letana, dove per la prima volta nella vita non era riuscito a supe­rare tutte le difficoltà, nonostante il solito eccezionale impegno di lavoro. C'è in questo periodo anche qualche piccolo attrito con Cavour su altre questioni politiche,superato poi grazie alla grande stima reciproca dei due uomini. Ma a peggiorare lo stato d'animo del Nigra in questo frangente, sopraggiunge improvvisa la morte dello stesso Cavour nel giugno del 1861: è un colpo durissimo che ne cambia e condiziona il carattere.

Il Nigra sente di essere rimesto solo, in balia di rivali e avversari senza più quel sostegno morale, rappresentato da Cavour, al quale era abituato.  Ritorna a Parigi, in un ambiente  famigliare  nel quale  poteva  ritrovare   tranquillità  e   considerazione  e  si  impegna in  tutte  le   trattative   per l'annessione del Lazio e di Roma.

E' a  Parigi  ancora  quando   scoppia la  terza  guerra  d'indipendenza nel  l866: di  quì ha notizie, tramite   l'ambasciatore francese   a   Vienna, sui  movimenti delle truppe  austriache , che   comunica  al   generale dell' esercito Italiano  Lamarmora, suggerendo  anche  I'eventuale   possibilità  di  un attacco. L'azione   purtroppo   si  tramuta in sconfitta  disastrosa (Custoza)   ed il Nigra viene  ingiustamente  accusato  di avere fornito notizie false: il generale Lamarmora forse voleva cercare un capro espiatorio per giustificare se stesso.

Questa polemica fortunatamente si dissolve in fretta, visto il buon esito della guerra e quindi conseguentemente il risultato  fu  la  cessione   del  Veneto  alla  Francia , da parte dell'Austria, che lo girò all'Italia. Per  completare  l'unita  d' Italia, restava ora  solo  più la spina del Lazio, sulla quale i francesi erano sempre irremovibili.

Ma era questione di pochi anni:1'impero francese, sotto gli attac­chi della Prussia si stava lentamente disgregando e l'insofferenza della popolazione per l'egemonia della famiglia reale dava il colpo di grazia, causando la caduta di Napoleone III nel 1870.

Nigra a Parigi si distingue per la sua vicinanza alla famiglia reale e sopratutto a Maria Clotilde di Savoia; salva addirittura l'Imperatrice Eugenia, insieme all'ambasciatore austriaco Metternich, dalla folla urlante, nel pieno della rivoluzione.

L'abdicazione di Napoleone III, il secondo suo grande estimatore e sostenit­ore lo lasciano indifeso di fronte agli attacchi degli antibonapartisti italiani e della sinistra parlamentare che era andata al potere nel 1876. Il cambio di direzione politica crea dei rivoluzionamenti politici e Nigra viene inviato, con il titolo di Ambasciatore, a San Pietroburgo; è il primo ambasciatore d'Italia in Russia. I suoi avversari politici lo allontanavano dalla scena politica senza però rendersi conto che la sua personalità non ne avrebbe sofferto troppo.

Ma l'allontanamento era certamente ingrato e ingiusto e come tale fu recepito dal Nigra, con un morale già indebolito dalle scomparsa di un suo grande interlocutore, Napoleone III. L'esilio dura sino al 1882, sei anni di relativo riposo e di riflessioni amare sull'ingratitudine umana, ma 6 anni in cui potè dedicarsi, tra una battuta di caccia e l'altra, alla poesia, allo studio della canzone popolare, a quegli studi filologici che tanto prediligeva sin dall'età giovanile.

Ma c'è ancora qualcuno che si ricorda di lui e che ritiene oppor­tuno utilizzarlo in azioni diplomatiche importanti, dove la sua esperienza, il suo savoir—faire, il suo prestigio europeo possono tornar utili all'Italia. Viene prima trasferito a Londra da Re Umberto I, succeduto al padre Vittorio Emanuele II, là dove c'è bisogno di stabilire dei rapporti diplomatici a più ampio respiro. Ottiene in questa sede un primo riconoscimento dal governo italiano, con la nomina a Conte, titolo a cui teneva particolarmente sin  dai  tempi  della   sua residenza  parigina  come  capo Legazione: in quell' occasione  adotta  quel motto   che  aveva  sempre   costituito il   suo modo   di  vivere,   "Aut  e  drit " (in alto verso mete ambiziose e posizioni di sempre maggiore prestigio; con dirittura morale, fierezza, lealtà, onestà, giustizia).

Poi, tre anni dopo,  nella  sede   più importante d'Europa, a  Vienna.

Quì Nigra fa la sua rentrée nel giro della grande diplomazia europea e si impone nuovamente come uomo di mondo, dal fascino intramontabile, dal conversare amabile, dall'intelligenza acuta. Parla cinque lingue, conosce tutta Europa, sa farsi stimare e benvolere anche da quegli austriaci con i quali aveva combattuto le sue più difficili battaglie.  Ma ha ancora dei nemici che non gli danno tregua e che temono un suo riapparire sulla scena politica.

Il  neo Ministro   degli   esteri  Robilant nel 1887 lo   esclude   inaspettatamente   dalle   trattative  per  il  rinnovo   della   Triplice Alleanza: è un colpo duro per il suo prestigio professionale.  La  sua  personalità si   tinge  di amaro agnosticismo e questo sentimento  lo  accompagnerà sino alla morte.

A nulla valgono  i  successivi  tentativi  di rivalutazione  dei Ministri Depretis, Crispi e dello stesso Umberto I, che gli propongono addirittura il Ministero degli Esteri, che Nigra rifiuta ben due volte. Viene comunque chiamato a far parte del Senato nel 1890, e viene nominato Grande Ufficiale dello Stato nel 1892, massima onorificenza di allora.

Svolge i suoi compiti con l'usuale impegno, signorilità e dignità.

Nel 1893 gli muore il caro fratello Michelangelo, al quale era sempre stato legato da un affetto profondo e col quale aveva mantenuto legami strettissimi durante tutti gli anni della sua intensa attività diplomatica: è un nuovo duro colpo per il suo morale già fragile, anche per i numerosi acciacchi che da qualche tempo lo affliggono.

Il Nigra chiede di essere collocato a riposo a inizio 1900, ma il Governo gli concede la pensione soltanto nel 1904. Gira un po' tutta Italia: Venezia, Roma, Napoli, Palermo, alla ricerca di un posto tranquillo, dal clima mite, dove potersi dedicare alla stesura delle sue memorie. Ma le difficoltà non gli mancano neppure in questo momento: alla sua richiesta di poter accedere agli archivi di Stato, per fare delle ricerche, gli viene opposto inspiegabilmente un rifiuto dal Ministro Giolitti.

Questo è l'ultimo "insulto" che l'Autorità Costituita gli fa, e che Lui considera come un gesto di ingratitudine e offesa. Nel giugno 1907, in seguito a gravi problemi di circolazione, si reca a Rapallo, da dove non si muoverà più.

Il 2 di luglio 1907, sulle pagine di tutti i giornali d'Europa compare la notizia che Nigra,il grande ambasciatore Nigra è morto il giorno prima. L'ex Imperatrice Eugenia, col suo yacht, si precipita a Rapallo per fargli un' ultima visita; questo potrebbe forse far pensare che il legame fra i due potesse essere stato qualcosa di più che una semplice amicizia e stima. Ma nessuno saprà mai la verità.

Prima di spirare Nigra, in un gesto di supremo rifiuto verso coloro che tanto lo avevano osteggiato, forse dà ordine al suo maggiordomo di distruggere gli incartamenti privati che aveva raccolto puntigliosamente negli anni della sua lunga attività. Questo fa si che di lui e della sua vita rimanga traccia unicamen­te nella corrispondenza ufficiale e privata, mentre dei suoi innumerevoli segreti, che avrebbero potuto schiudere tanta luce sulle vicende della nostra Storia, nulla resta.

Forse per questo motivo il ricordo del Nigra rimane per i posteri attenuato da questa carenza di verità e di luce su tante vicende importanti della storia d'Italia.

Autore sconosciuto: ricostruito da Roberto Favero nel giugno 2016